Forse dovrei evitare di pubblicare questo piatto, la caponata di melanzane, che è arcinoto, iper conosciuto e adottato dalla mia mamma come contorno ufficiale dell’estate, insieme a una strepitosa peperonata.
Ma il motivo per cui pubblico una fantastica caponata è che vivo all’estero e la caponata non è poi così banale: quindi adesso vi beccate uno dei piatti più gloriosi della cucina italiana, o meglio della cucina siciliana che a mio modestissimo parere meriterebbe una voce speciale e a parte nel firmamento delle grandi cucine del mondo.
La cucina siciliana riesce ad essere l’essenza del Mediterraneo, un intreccio perfetto che calvalca i secoli di ingredienti e sapori.
Una cucina povera e ricca allo stesso tempo, monacale e opulenta, che osa un gusto che a volte scarseggia nel resto del territorio italiano: l’agrodolce, retaggio arabo e antico.
La ricetta ovviamente era in uno dei tanti mitici fogliettini, e probabilmente dietro quel fogliettino c’è una storia del tipo: “Ma ti ricordi quella signora siciliana che abbiamo conosciuto in Libia e che aveva 4 figli tutti maschi, poi mandarono il marito in Arabi Saudita e lei era rimasta a Tripoli sola!?”.
Io ovviamente non me la ricordo, perchè i ricordi di famiglia sono tanto diversi tra i membri della stessa famiglia che pare che proprio non si sia manco parenti. Comunque, nelle memorie di mia madre c’è quasi sempre una qualche donna coraggiosa, o avventurosa, o semplicemente curiosa, che ha un sacco di figli, Sono donne nazionalità varie che sempre si portano dietro una ricetta, e quindi una storia.
A volte data la incomprensione linguistica tra donne di paesi tanto lontani , non si capisce il nome della ricetta e magicamente diventa qualcosa tipo: spinaci ungheresi, riso alla persiana, pasticcio di Hazine.
Nonostante le neanche tanto sottili pressioni, mia madre ha dichiarato che le sue memorie non le vuole ancora scrivere e quindi per ora ci accontentiamo dei frammenti delle nostre memorie per raccogliere queste storie di vita e ricette.
La ricetta che fa la mia mamma, come dicevo, è di origine incerta, sebbene sicuramente siciliana, mia mamma in questo è filologica, ma si sa che ogni famiglia ha il suo segreto, il suo modo di cuocerla e via dicendo, indi se avete altre versioni mandatemele che integriamo questo post.
Adesso sposterei la vostra attenzione su qualcosa che riguarda il mondo dei foodblog, delle aziende produttrici e di chi opera nella comunicazione.
Come sapere il like nei social network è diventata un sorta di strumento decisionale, un apparente democrazione diffusa, senza intermediari.
A prima vista sembra entusiasmante come una riforma calvinista: basta intermediazione papale, decidiamo noi, direttamente con un bel like il nostro destino e anche se ci piace mangiare la caponata o no. Facile, comodo, immediato, alla portata di tutti.
Ma,….non è cosìm semplicemente non è così.
Perchè i social network sono appunto mezzi di comunicazione, e sebbene siano gratis e tutti ci possano scrivere, cadono per la loro natura di mezzi di comunicazione nelle cosidette regole del marketing, per cui la domanda da farsi sempre è: ma chi prende più like cosa fa per averli?
Ve lo spiego con le sante parole di Teresa de Masi, penso in Italia chi segue la cucina e quello che gli gira intorno la conosca più che bene.
“Non partecipo ai concorsi a base di LIKE, chiunque sia ad organizzarli, perché sono una mortificazione della bravura personale dei partecipanti: non vince chi è più bravo – e lo meriterebbe, quindi – ma solo chi ha la faccia tosta di rompere gli zebedei ad amici e contatti vari con la richiesta di voto…..Solo questo conta, la faccia tosta. E se non si possiede questa dote, meglio abbandonare ogni speranza: nei concorsi a base di like si può anche essere un genio nella materia oggetto del contendere ma non servirà a nulla…”
Teresa spiega perfettamente quale è il meccanismo, un meccanismo per cui non conta più la bravura, l’impegno, il contenuto in sostanza, ma solo ed esclusivamete la quantità di gente che si riesce a contattare.
Questo sistema è amato dalle aziende perchè pensano di veicolare a poco prezzo tanto pubblico. Peccato che a lungo andare sono fermamente convinta che sia controproducente, prima per il leggero e constante fastidio come di rumore di zanzara della richiesta dei like, in secondo luogo perchè si perde il contenuto, quindi signore e signori ci si dimentica di voi e di quello per cui fate diventare tantissimi dei semplici uomini sandwich virtuali.
In poche parole: Concorsi a base di like? No grazie!
Caponata di melazane
[print_this]
Ingredienti per 4 persone
- 2 melanzane grandi (circa 500 g)
- 3 gambi di sedano (200 g circa)
- 250 g di pomodori tipo san marzano
- 1 cipolla
- una manciata di olive verdi snocciolate (buone…) (circa 100 g)
- due cucchiai di capperi sotto sale dissalati (possibilmente quelli piccoli di Pantelleria)
- un cucchiaio di pinoli (20 g)
- un cucchiaio di uva passa (20 g)
- 3 cucchiai di aceto di vino (mia madre usa quello di mele facendo una digressione nordica) (100 ml)
- 1 cucchiaio di zucchero (25 g)
- Olio q.b.
- Sale grosso q.b.
- Sale e pepe q.b.
Avete bisogno di:
- Tagliere e coltelli
- Un colapasta o un colino grande
- Una padella per dorare le melanzane
- Un tegame
Procedimento
Lavate e mondate le melanzane: eliminare il picciolo e la base e tagliatele a dadini.
Mettete i dadini in un colapasta cosparsi con un manciata di sale grosso e lasciate che eliminino il liquido di vegetazione per circa mezza ora.
Lavate il sedano ed elimate i filamenti più duri, tagliatelo a bastoncini e poi sbollentatelo in acqua bollente salata per circa 3-4 minuti, deve essere cotto ma croccante. Scolatelo e lasciatelo raffreddare, poi tagliatelo a pezzetti piccoli.
Sbollentate i pomodori ed elimnate la buccia, poi tagliateli a pezzi.
Sbucciate la cipolla e tagliatela a rondelle.
Sciacquate velocemente con aqua fredda le melanzane per eliminare il sale.
In una padella scaldare tredi cucchiai d’olio e poi unite la melanzana e fatela friggere, salatele e pepatele. scolatele con una schiumarola e mettetela ad ascigare su un piatto con carta assorbente e mettetele da parte.
In tegame cucinate la cipolla con un po’ d’olio, appena è dorata unite il sedano e le olive.
Cuocete tutto a fuoco medio per un paio di minuti facendo amalgamare i sapori, poi unite i pomodori e continuate a cuocete per 6-7 minuti.
Unite le melanzane, i pinoli e i capperi e mescolate delicatamente.
Sciogliete lo zucchero nell’aceto e versatelo sulla caponata.
Cucinate per altri 15-20 minuto a fuoco basso sino a che sia tutto amalgamato.
[/print_this]
Note:
La melanzana arriva in sicilia nel 800 con gli arabi. Vista all’inizio con molta diffidenza dagli Europei che pensavano fosse nociva e pertanto la chiamarono mela insana: melanzana.
Sicuramente non aveva contribuito al successo, il colore quasi nero e il sapore amarognolo.
Gli arabi la portano in Sicilia e in Spagna, e piano piano, prima come piatto povero e popolare e poi vincendo lentamente la diffidenza dei ceti abbienti.
Anche oggi è venerdì: e allora buon Gluten Free Friday
6 Comments
Be’, questa è una variante molto diffusa nella Sicilia occidentale. A trapani mettono le mandorle a Palermo, mai. A Palermo è fritta, ad Agrigento, no.
La versione di mia suocera palermitana doc, a parte uvetta e pinoli e identica alla tua, la mia invece è all’agrigentina e anche qui niente uvetta e pinoli, ma nemmeno capperi. Ma il vero segreto della caponata non sta tanto in questi ingredienti più o meno mancanti, ma nell’agrodolce e nei pomodori. Bisogna dosare bene l’agrodolce e non usare mai la salsa di pomodoro (sopratutto quella pronta), come invece spesso avviene nel palermitano. Dopodiché la caponata verra sempre buona! E già dalle foto, vedo che la tua è perfetta!
Insomma praticamente ogni piccolo paese in Sicilia ha la SUA caponata!
Si immagino che il difficile sia nell’agrodolce, infatti mia madre usa aceto di mele….
Grazie bellissimo e utilissimo commento
accidenti che commento competente quello che mi precede!
e io che volevo dire che semplicemente mi ispira moltissimo e dev’essere squsita, adesso mi sento in difficoltà 🙂
Si La forno star ha colpito ancora!
Non c’e’ bisogno di conoscere bene la cucina, basta conoscere bene la propria mail. Purtroppo. Mail su mail, spam su spam, persino da sconosciuti. E meno bravi sono, più faccia tosta hanno. No, non fa per me… fa per me invece quella caponata… passa che ho già la forchetta pronta in mano. I like caponata, I like it very much! ;D
Vero…ti confesso che agli albori e mi sembrava un bel gioco una volta l’ho fatto…e mai più.
Sono una perdente per scelta!
La caponata è buona assai!!!