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Conitos de coco Coni di cocco

16 Gennaio 2013

versione italiana in basso

Otro receta para el té.
Esta vez es de una simplicidad y velocidad casi embarazosa, sin huevos, sin manteca.
Y muy sí dulce, estos conitos que son casi como caramelos.
Quizás única dificultad sea encontrar la harina de coco, pero creo que en los mejores supermercados está disponible

Conitos de coco
Ingredientes:
  • 20 gramos de harina sin gluten (yo usé * 10 gramos de harina de arroz y 10 g de fécula de patata *)
  • 180 gramos de harina de coco *
  • 1 taza de leche condensada*
  • Una pizca de sal
* Libre de gluten y / o contaminación de gluten. Ver AIC
version italiana abajo

Precalentar el horno a 180 grados
Mezclar en un bol grande la harina de coco con la premezcla sin gluten y la sal. Añadir la leche condensada y mezclar todo con una espátula.
Forrado con papel manteca o directamente enmantecar una placa para hornear .
Con las manos mojadas, forman pequeños conos con la mezcla y colocarla en la placa preparado. Si son pequeños quedan más sabrosos.
Hornear los conitos en el horno precalentado a 180 grados hasta que estén doradas y ligeramente crujientes por fuera, tardará unos 15-20 minutos.
Retirar del horno y dejar enfriar.
Se mantienen unos días en la heladera.
NB: la harina de coco (coco rallado) debe ser fresca porque al igual que toda la harina de semilla, con el tiempo tiende a volverse rancia.


CONI DI COCCO




A volte mi chiedo che senso abbiano i foodblog. 
Il web é pieno di ricette, in televisione ci sono canali TV dedicato al cibo 24 ore al giorno, le riviste ci sono e ci saranno, adesso ci si mettono anche le applicazioni di smart phone e tablet che sono bellissime e interattive.
Che senso hanno i foodblog?
Presi cosí in massa, oggi come oggi,  forse non hanno molto senso. 
Le voci sono troppe, le motivazioni varie e svariate e non tutte belle da verificare.
All’inizio pensavo che avrebbero portato a una maggiore coscienza su quello che mangiamo, su come lo mangiano e sulla tradizione o sull’innovazione.
In parte é stato cosí, soprattutto grazie a iniziative di coordinamento,  comunicazione come quello della Gente del FUD  di Garofalo che é un progetto interessantissimo proprio perché raccoglie e unisce territorio, prodotti, produttori e i blogger.
Adesso peró  le voci sono troppe si sente solo frastuono, e anche se é meglio il frastuono che gli assoli o peggio ancora i monologhi, resta pur sempre un rumore di sottofondo confuso.
Poi uno li guarda bene bene da vicino i blog e scopre che ci sono talenti letterari, come quello di uno scugnizzo napoletano che ha una scrittura cinematografica o una coltissima varesotta che oltre a saper seguire Marco Polo ha una conoscenza profondissima della cucina intesa come scambio e cultura, c´é chi racconta le vicissitudini in un paese mediorientale che defininerei come minimo pieno di contrasti, e insieme a lei c´é un bel gruppetto di food blogger italiani sparse per il mondo che ogni tanto ci danno uno squarcio a panorami lontani.
Ci sono le gluten free girls, che per me sono riferimento e confronto e conforto e spesso hanno anche delle belle penne.
C’ é chi mi riporta sempra alla magia di Roma capoccia .
E ci sono le/i blogger tecniche, maestre/i di cucina, toscane e napoletane per lo piú.
Chi mette in moto sfide impossibili  e chi da lezioni di stile. 
Oppure ci sono le blogger che ci fanno conoscere la loro regione e riscoprire quanto vasta e profonda sia la tradizione gastronomica italiana e quanto sia ambigua la stessa definizione di “cucina italiana” nel paese dei campanili.
E alla fine ecco la risposta me la sono data e forse giá la conoscevo. 
I food blog hanno senso quando dietro a una ricetta c´é una storia, anche minima, un consiglio o anche un semplice: questo l’ho fatto io e vedrai che funziona vero e sincero….
Bisogna cercare nel frastuono, superare le barriere dei motori di ricerca, l’abbagglio dell’immagine, la confusioni del commenta commenta,  e lí si arriva a scoprire e conoscere e a capire. 
Siamo pur sempre il popolo internazionalmente famoso per il piacere di parlare di cibo….

Altro dolcetto per il té molto poco italiano, anzi direi per nulla e scoperto qui a Buenos Aires, anche se non lo definirei argentino.
Questa volta la ricetta é di una semplicitá e di una velocitá  imbarazzante, non ha uova, non ha burro. 
E’ dolce questo sí, sono pasticcini che sembrano quasi delle caramelle.
Unica difficoltá forse é quella di reperire la farina di cocco, ma credo che nei migliori supermercati sia disponibile.
Per accompagnare il té o il caffé sono irresistibili…

Coni di cocco
Ingredienti:

  • 20 gr di farina senza glutine (io ho usato 10 gr di farina di riso* e 10 gr di fecola di patate*)
  • 180 gr di farina di cocco*
  • 1 bicchiere di latte condensato*
  • Un pizzico di sale

* senza glutine e/o contaminazione da glutine. Consultare prontuario AIC

Accendere il forno a 180 gradi

Mescolare insieme in una ciotola capiente la farina, il latte di cocco il sale. Aggiungere il latte condensato e unire con una spatola.

Foderate di carta forno o imburrare direttamente una placca da forno.

Con le mani bagnate formare dei piccoli coni con l’impasto e adagiarli nella placca preparata. Piú sono piccolini piú sono sfiziosi.

Cuocere i conetti in forno caldo a 180 gradi sino a che siano ben dorati e leggermente croccanti all’esterno, ci vorranno circa 15-20 minuti.

Togliere dal forno e far raffreddare.

Si conservano qualche giorno in frigo.

NB: la farina cocco (cocco grattugiato) debe essere freschissima perché come tutte le farine di semi, con il tempo tende a irrancidire.

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