Carpaccio era un pittore. Iniziamo da lì.
Carpaccio era un pittore veneziano rinascimentale, contemporaneo di Mantegna e Perugino, rimasto nascosto e un po’ oscurato dall’inventiva e innovativa pittura della generazione successiva, ovvero quella di Leonardo, Michelangelo Raffaello.
Nella sua vita il povero Vittore rimase relegato nella provincia Veneta, quattro secoli dopo è diventato un piatto di carne cruda tagliata sottilissima, il controfiletto di manzo per l’esatezza. Del pittore, poca traccia….sic transit gloria mundi.
Inventato da Giuseppe Cipriani per la sua amica la contessa Amalia Nani Mocenigo che non poteva mangiare carne cotta, cosa e come è nato lo racconta lo stesso Cipriani nel libro “L’angolo dell’Harry’s Bar”:
«Se voi sfilettate della carne cruda, naturalmente freschissima e tagliata in fettine leggere come fosse un prosciutto, eccovi (con l’aggiunta di un tantino di salsa) il carpaccio. Con il carpaccio gli imbrogli sono proibiti. Il suo segreto è nell’essere interamente svelato, nudo come mamma l’ha fatto. Per questo, non riconoscendone tante qualità, non amo la cucina francese, che predilige invece i cibi in maschera. Come è nato il carpaccio? Alla contessa Amalia Nani Mocenigo i medici avevano ordinato una dieta strettissima. Non poteva mangiare carne cotta e così, per accontentarla, pensai di affettare un filetto molto sottile. La carne da sola era un po’ insipida; ma c’era una salsa molto semplice che chiamo universale per la sua adattabilità alla carne e al pesce. Ne misi una spruzzatina sul filetto e, in onore del pittore di cui quell’anno a Venezia si faceva un gran parlare per via della mostra e anche perché il colore del piatto ricordava certi colori dell’artista, lo chiamai carpaccio.»
Siamo negli anni ’50, e da la fama del carpaccio diventa internazionale, grazie anche a cuochi illuminati che lo esportano. Nel corso degli anni il piatto deraglia e si copre di rucola e grana, e poi con il passare degli anni va direttamente in collisione con il concetto originario, perché adesso tutto quello che viene tagliato sottile, crudo e leggermente condito viene carpaccio.
Confesso sono colpevole: ho chiamato carpaccio questo piatto e anche quello con i fichi. Ma non sarebbe corretto…bisognerebbe trovare un altro nome, ma ci vorrebbe la creatività di un Cipriani.
- 4 zucchine piccole
- Il succo di un limone
- Una manciata di mandorle
- Qualche rametto di timo
- Qualche foglia di menta
- Qualche foglia di origano
- Germogli di soja o di rapanelli
- Olio d’oliva
- Sale grosso
- Pepe
- Tagliare le zucchine a rondelle sottilissime.
- Spolverarle con il sale grosso e lasciarle riposare per 20 minuti. Scolarle e eventualmente risciaquarle velocemente per eliminare il sale.
- Pestare in un mortaio le fogle di origano e il timo, unire il succo di limone e l’olio d’oliva, mescolare e regolare di sale e pepe.
- Disporre le fette di zucchina su un piatto con i germogli e le mandorle tritate grossolanamente e poi condire con l’olio aromatizzato
Questa ricetta era stata preparata per un menù senza glutine per Pasta Garofalo
e torno a partecipare al 100% Gluten Free Friday!
fonti:
http://giampierororato.blogspot.it/2011/08/il-carpaccio-la-vera-storia-di-un.html
Wikipedia
Giuseppe Cipriani, L’angolo dell’Harrys Bar, Rizzoli
1 Comment
urca che bontà!! anche la foto invoglia parecchio, luminosa e solare! un bacio