La Cataluña é un luogo straordinario.
Tanto straordinario che i Catalani rivendicano non solo autonomia da quella gobba ispanica que si tirano dietro geograficamente (e secondo i catalani anche economicamente e socialmente), ma spesso una vera proprio indipendenza.
Una terra che é passata dalle mani dei romani agli aragonesi e da lí alla corona cattolicissima di Spagna con vari passaggi di mano e popoli nel mezzo.
Ma i catalani sempre fieri e orgogliosi ogni tanto una bella sommossa e guerretta di separazione verso una monarchia mal sopportata l’hanno sempre sperimentata durante i secoli, subendo dure repressioni.
A sud ovest della Cataluña, affacciata su un altro mare c´é la Galicia.
Terra povera di emigrazione, tanto che “gallego” é sinonimo di spagnolo in Argentina. Tanti anni fa un signore in Galicia mi ha detto: ma noi non eravamo indipendenti, e io ho strabuzzato un po’ gli occhi e ho gli ho detto: e va bene ma sono passati piú di 400 anni! Il signore ha scosso la testa come per dirmi che non capivo nulla.
Poi sono passata a Bilbao. E mi dicevano: in tuo onore parliamo castellano…altrimenti nisba.
A Sevilla rimpiangono Al Anadalus e i giardini di Granada.
A Madrid stringono i denti e guardano alla España profunda.
E alla fine si scopre quel monolite che abbiamo studiato in Italia definito Spagna e che ci ha pure un pochino occupato, come ben sappiamo noi italiani costretti a leggere i Promessi Sposi fin dalla piú tenera etá, é in realtá un crogiolo, un assebblaggio di popoli, culture e lingue che neanche i secoli e la storia hanno saputo miscelare alla perfezione. Il tutto tenuto unito da una lingua que é il “castellano”, non lo spagnolo.
Che in un mondo globalizzato i giochi di decidono tra enormi aree regionali compatte, prima o poi, se ne dovrá tenere conto, e tutti noi europei, spagnoli, italiani, fiamminghi, irlandesi ecc ecc, dovremo risolvere la quasi impossibile equazione identitá-unione e forse saremo meno decadenti.
Tornando ai catalani e alla loro caraterre che oscilla tra il rigore e la follia, tra un urbanistica perfettamente geometrica e le ardite architetture di Gaudí vi propongo una fideuá patriottica che rispetta i colori della bandiera catalana a righe gialle e rosse abbinata a una salsa di peperoni verdi che da un poco di freschezza e colore al piatto.
La fideuá é un piatto tipico catalano, una genialitá nata per caso e dal caso e se vogliamo semplificare all’estremo é la paella catalana. La paella é valenciana e fa parte della grande famiglia dei risi del levante, ereditá di Al-Andalus agli spagnoli e all’Europa, ma la fideuá e solo intrensicamente profodamente catalana: per prima cosa rinuncia al riso e usa dei tipici fideus che sono degli spaghettoni di pochi centimetri, poi si accompagna alla piú catalana delle salse che é l’alioli, la maionese con incredibilmente aroma di aglio e
Ed é questo il piatto scelto da una catalana doc Mai per la sfida MTC di questo mese. Nel suo post conoscerete la storia della ricetta e nel blog MTC c´é uno speciale sulla cucina catalana.
Cucina antica e modernissima, dove il mare si combina con la terra con sospetto e che é capace di dare al mondo uno dei pochi pochissimi innovatori della arte della gastronomia (che piaccia o no): Ferran Adriá.
Ultima curiositá: il Argentina “fideos” é sinomico di pasta secca
Fideuá
Ingredienti (per 3 persone)
Per la Fideuá
- 200 gr di spaghetti (devono essere non sottili) spezzettati con le mani in pezzi da 2-3 cm. N
- 4 pomodori molto maturi, senza semi e senza buccia
- 2 cucchiai di concentrato di pomodoro
- 2 spicchi di aglio
- 150 gr di calamaretti
- 150 gr di gamberoni
- 150 gr di merluzzo
- 1/2 cucchiano di pimentón (paprika dolce)
- qualche grammo di zafferano
- Olio
- Sale e pepe
Per il brodo di pesce
- 1 carota
- 1 cipolla
- 2 gambi de sedano
- 2 spicchi di aglio in camicia (con la buccia)
- la scorza di mezzo limone
- 2 grani di pepe
- Un mazzetto guarnito composto da prezzemolo, qualche foglia di porro, una foglia di alloro)
- le teste e i carapaci (i gusci) dei gamberoni
- alguni tentacoli dei calamaretti
- la testa e la spina di un dentice (si puó usare qualsiasi pesce, non pregiato ma freschissimo)
- Olio
- Sale e pepe
- 1 bicchiere di vino bianco
- Acqua q.b.
- 2 peperoni verdi (ideale piccoli e lunghi)
- 1 spicchio d’aglio tritato
- Olio
- Sale e pepe
- Brodo di pesce q.b.
- In una casseruola dorare leggermente le verdure tagliate a dadi regolari e la buccia di limone con un po’ di olio.
- In un’altra casseruola rosolare leggermente, fare appena sudare, i gusci e le teste dei gamberoni, i tentacoli dei calamari e il pesce precedentemente lavati.
- Unire le verdure al pesce, salare e pepare.
- Versare il vino bianco e fare evaporare l’alcool.
- Aggiungere l’acqua fredda sino a coprire abbondantemente tutti gli ingredienti, unire il mazzetto guarnito e i grani di pepe.
- Portare a ebollizione, abbassare la fiamma e cucinare lentamente per 30 minuti, schiumando di tanto in tanto.
- Filtrare il brodo.
- In una pentola bassa e larga (la paella appunto) versare un filo d’olio e rosolare gli spaghetti delicatamente. Se si usano quelli di riso fare attenzione, perche se si esagera si gonfiano tipo pop corn..Bastano un 3-4 minuti al massimo. Mettere da parte.
- Unire altro olio alla padella e saltare velocemente i gamberi tagliati a dadini, salare e poi mettere da parte. Ripetere il procedimento con i calamari e con il merluzzo tagliati a dadini. Bastano due o tre minuti per scottare il pesce e poi mettere da parte.
- Versare altro olio nella padella e rosolare gli spicchi di aglio, poi aggiungere i pomodori tagliati a dadini e in concentrato di pomodoro. Quando la salsina, il soffritto, é diventata omogenea e ben rossa unire la pasta, mescolare, condire con il pimentón e versare il brodo sino a coprire bene la pasta e cuocerla unendo qualche cucchiaita di brodo di tanto in tanto se la pasta dovesse assorbirne in eccesso.
- In un bicchiere stemperare lo zafferano con un mestolo di brodo di pesce.
- In una padella far salt
are nuovamente i gamberoni con un paio di cucchiate di zafferano sino a che siano di un bel colore giallo, anche in questo caso bastano due-tre minuti. Poi mettere da parte. - Ripetere l’operazione con i calamari e il merluzzo.
e muchos años, un señor me dijo que Galicia era independiente, y yo le dije: está bien, pero ya han pasado más de 400 años! El hombre negó con la cabeza como diciendo que no entendía nada.
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